Babaco Guru
Spreco alimentare e cambiamenti climatici. Il punto di Alex Bellini

Nel piccolo paese di montagna in cui sono nato e cresciuto, Aprica in provincia di Sondrio, c’è un’antica tradizione folcloristica chiamata Sunà da Mars, letteralmente “suonata di marzo”, che vuole che nell’ultimo giorno di febbraio le persone percorrano, in corteo, le contrade del paese suonando i campanacci di bronzo e i corni di capra affinché il frastuono risvegli l’erba e la natura riprenda il suo corso. Anche quest’anno l’erba e la natura si sono risvegliate dall’inverno con una gran sete, e l’allarme siccità è già ai livelli emergenziali della scorsa estate. É ormai noto da tempo che temperature record e assenza di precipitazioni, o ironicamente precipitazioni troppo abbondanti, producono non solo effetti sull’ambiente, ma su economia e comunità . Pensiamo, per esempio, ai problemi di approvvigionamento idrico per il settore energetico e quello domestico, all’aumento dei costi di produzione agricola, alle migrazioni di massa e alle crisi umanitarie. Relativamente agli effetti sulla produzione agricola, benché il cambiamento climatico potrebbe avere alcuni effetti positivi dovuti a stagioni di crescita più lunghe, condizioni di raccolto più adatte e comportare un miglioramento della qualità percepita e nutrizionale di frutta e verdura, questi effetti saranno controbilanciati dall'aumento di eventi estremi che incidono e incideranno sempre di più negativamente sul settore agricolo, quali per esempio l’aumento delle perdite e degli sprechi alimentari.
Il fenomeno dello spreco alimentare e la crisi nascosta del settore

Quando si parla di cibo sprecato ci si riferisce a due fenomeni ben distinti: le perdite e gli sprechi alimentari. Per perdita alimentare si intende la perdita di massa o qualità nutrizionale del cibo, mentre per cibo sprecato ci si riferisce all’insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare, che per ragioni economiche, estetiche o per la prossimità della scadenza di consumo sono destinati ad essere eliminati o smaltiti. Questo è un fenomeno di portata mondiale tanto che la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l’Agricoltura) stima che nel mondo circa un terzo del cibo destinato alle tavole vada perso o sprecato. Se guardiamo all’Italia, nel 2022 l’ammontare del cibo perso o sprecato è stato di oltre 4 milioni di tonnellate, circa 30 kg procapite di cibo - per lo più si tratta di frutta, verdura e pane. Benché questo fenomeno interessi tutte le fasi della filiera agroalimentare, il 26% avviene prima del raccolto e alcuni studi hanno evidenziato una stretta associazione con i fenomeni collegati ai cambiamenti climatici. Per esempio, l’esposizione a temperature elevate, siccità , alti livelli di anidride carbonica e di ozono nell’atmosfera possono accelerare i tempi di maturazione dei frutti, diminuire la durata del loro ciclo biologico e soprattutto causare cambiamenti morfologici e biochimici nei tessuti vegetali tali da rendere frutta e verdura “troppo brutta” per il consumatore finale che ricerca, anche negli alimenti da consumare, la perfezione estetica. Solo per citare alcuni esempi, si è notato che i fagioli comuni coltivati a temperature superiori a 27/22°C (giorno/notte) durante lo sviluppo del seme hanno prodotto semi piccoli rispetto ai fagioli coltivati a 21/16°C, e nelle mele, l'esposizione frequente alle alte temperature e al sole può provocare scolorimento della buccia e rottura del pigmento.
La perfezione non esiste

In un mondo in cui siamo costantemente bombardati da ideali irraggiungibili di perfezione e di bellezza, non sorprende che siamo portati a percepire più succose e desiderabili mele perfette e scartare quelle che riportano qualche imperfezione. Tuttavia, data l'attuale crisi del costo della vita e il numero crescente di persone che affrontano l'insicurezza alimentare e la povertà , lo spreco di tonnellate di verdure brutte ma buone nate uniche non può più essere ignorato. Una via per risolvere questa imbarazzante realtà è imparare dalla filosofia giapponese del Wabi Sabi, che attribuisce grande valore all’incompletezza, all’imperfezione e ci aiuta ad accettare il ciclo naturale della vita. Esteticamente parlando, Wabi Sabi significa vedere la bellezza in ciò che è irregolare, insolito e nella vita quotidiana la frutta e la verdura del tuo orto o del mercato degli agricoltori ne sono una perfetta espressione.
Realisticamente, non elimineremo mai del tutto lo spreco alimentare, ma in un mondo in cui la popolazione mondiale continua a crescere, la nostra sfida non dovrebbe essere come coltivare più cibo, ma nutrire più persone sprecando meno di ciò che già produciamo.
Cosa possiamo fare?
Per fortuna, ci sono molte azioni che possiamo intraprendere per fare una significativa differenza. Innanzitutto in agricoltura è necessario ripensare i modelli produttivi per fronteggiare la scarsità idrica e adottare soluzioni più intelligenti per decarbonizzare i processi. In secondo luogo, l’Unione Europea qualche giorno fa ha proposto una modifica alle etichette di alcuni prodotti, aggiungendo alla data di scadenza la scritta “Spesso buono oltre” che influenzerebbe il processo decisionale dei consumatori in merito all'opportunità di consumare o eliminare un alimento. Ma non si risolverà l’annoso problema degli sprechi se prima non ci saremo occupati di cambiare atteggiamento nei confronti delle nostre abitudini di consumo. Abbracciare e comprendere gli aspetti più pratici della filosofia Wabi Sabi ci consentirebbe di restituire valore a quei cibi e prodotti imperfetti, che a sua volta contribuirebbero all'obiettivo di ridurre gli sprechi e l'esaurimento delle risorse. Questo articolo è stato scritto da Alex Bellini, esploratore, mental coach e divulgatore ambientale.
Fonti
- Waste watcher international observatory. Spreco Zero. (2023, February 24). Retrieved March 15, 3 2023, from https://www.sprecozero.it/waste-watcher/
- https://wwfint.awsassets.panda.org/downloads/ 4 wwf_uk__driven_to_waste___the_global_impact_of_food_loss_and_waste_on_farms.pdf
- Christopoulos, M. & Ouzounidou, G. (2021). Climate Change Effects on the Perceived and 5 Nutritional Quality of Fruit and Vegetables. Journal of Innovation Economics & Management, 34, 79-99. https://doi.org/10.3917/jie.034.0079
- ABDUS SIDDIQUE, M., GOODWIN, P. (1980), Seed Vigour in Bean (Phaseolus vulgaris L. cv. 6 Apollo) as influenced by Temperature and Water Regime during Development and Maturation, Journal of Experimental Botany, 31, 313-323.
- FERGUSON, I., SNELGAR, W., LAY-YEE, M., WATKINS, C., BOWEN, J. (1998), Expression of 7 Heat Shock Protein Genes in Apple
- Fruit in the Field, Functional Plant Biology, 25, 155-163.